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Skin-head minacciano sedi Caritas del Nord Italia . Don Davanzo: “Andiamo avanti , ma chiediamo sostegno delle istituzioni”

”Noi come Caritas abbiamo una responsabilità precisa, ovvero quella di garantire assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno, siano essi immigrati o stranieri“. Così il responsabile immigrazione di Caritas Italiana Oliviero Forti reagisce alle minacce del Fronte Skin Head, gli estremisti di destra che hanno messo davanti alle sedi delle Caritas diocesane di Como, Brescia, Lodi, Reggio Emilia-Guastalla, Piacenza-Bobbio, Trento, Mestre, Vicenza e Treviso del nastro bianco e rosso usato per delimitare le zone pericolose e a terra una sagoma umana, accusate di favorire “un’invasione pianificata di orde d’immigrati”. “Credo  – ha proseguito – che queste persone siano espressione di una parte veramente minoritaria del nostro Paese che non riesce a comprendere, anche per limiti culturali, quello che sta accadendo nel complesso panorama internazionale”.

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Sulla vicenda ha preso posizione anche  Caritas ambrosiana: “Chiediamo di essere sostenuti dalle istituzioni – ha detto il direttore don Roberto Davanzo,  – Le preoccupazioni dei cittadini sono comprensibili, dopo Parigi il clima attorno ai centri profughi è cambiato, ma la violenza non è in nessun modo giustificabile: la paura della gente non può essere strumentalizzata dai ‘soliti’ che la usano per farsi propaganda e pubblicità”. Don Davanzo assicura: “Continueremo il nostro lavoro, non siamo sotto attacco, ma chiediamo di avere al fianco anche lo Stato. Accogliere migranti è un dovere della società nel suo complesso, non possiamo essere lasciati soli”.

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Don Virginio Colmegna (nella foto), presidente della ”Casa della Carità” di Milano chiede “subito una nuova legge sulla cittadinanza: l’unica risposta che meritano questi atti intimidatori è fare un passo avanti e non uno indietro nelle attività di accoglienza e inclusione che in tanti stiamo portando avanti, pur tra mille difficoltà. A quelli che temono l’annientamento dell’identità italiana ricordo che coniugare solidarietà e sicurezza è l’unico modo per avere una cittadinanza vera e plurale. E il provvedimento sullo ius soli, per quanto migliorabile, va in questa direzione”.