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Le povertà in Toscana nel terzo rapporto dell’Osservatorio sociale regionale. La sintesi e le slide

Firenze, 5 dicembre 2019  – In un quadro nazionale in cui la deprivazione materiale continua a rimanere a livelli elevati, in Toscana la povertà assoluta colpisce sempre più le famiglie numerose e composte da giovani o stranieri, e rimane immutata la sua diffusione territoriale. Nel 2017 la povertà assoluta in Toscana interessa circa 117.000 persone e 63.000 famiglie (contro rispettivamente 66.000 e 32.000 nel 2008).

Sono i dati che emergono dal Terzo Rapporto sulle povertà in Toscana realizzato dall’Osservatorio Sociale Regione, e presentato stamani in un convegno nell’Auditorium di Sant’Apollonia, assieme al Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane, messo a punto dalla Caritas.

La sintesi del Rapporto

Le slide

Rapporto Povertà 2019 Regione Toscana (4.2 MiB)

“Il Rapporto, frutto di un approfondito lavoro di analisi condotto dall’Osservatorio in collaborazione con gli Enti locali e i soggetti del privato sociale – ha detto l’assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi - ci consente di conoscere i reali bisogni delle persone, per meglio programmare gli interventi di contrasto ai processi di impoverimento e di esclusione sociale, per contrastare la povertà, ma anche per individuare i fattori di rischio sul territorio per prevenirla. L’obiettivo è prendersi cura dei soggetti fragili, con un’attenzione particolare alle generazioni future. Il modello di welfare che come Regione abbiamo costruito in questi anni – ha sottolineato – non è limitato all’assistenzialismo, ma si fonda sulla dignità della persona, è una ricerca degli strumenti per l’autonomia, una costruzione di percorsi che portino fuori dalla povertà”.

“Questi dati ci rivelano una società sempre più diseguale – è il commento di monsignor Roberto Filippini, vescovo incaricato Cet per la Pastorale della Carità – dove regnano ancora discriminazioni di genere e di etnia, dove le famiglie presentano fragilità e frammentazioni profonde che pagano come sempre i più deboli, i minori; dove i poveri sono a rischio di cronicizzazione e dove per alcuni un’abitazione dignitosa rimane un desiderio irrealizzabile. I numeri e le tabelle ci rivelano una società marcatamente individualista, chiusa nella difesa degli interessi privati e prevenuta nei confronti dell’altro e del diverso”.

Il Terzo Rapporto sulle povertà in Toscana dell’Osservatorio Sociale Regionale

Oltre ai dati riportati sopra, in apertura del comunicato, queste le informazioni salienti che giungono dal Rapporto. La povertà assoluta continua ad esssere maggiore nelle grandi aree urbane, sulla costa e agli estremi nord e sud della regione.

Con il Reddito di cittadinanza, rispetto al Rei (Reddito di inclusione) aumentano la platea e le risorse, ma non cresce la capacità di copertura. Se tutti i potenziali beneficiari facessero effettivamente domanda, il Reddito di cittadinanza potrebbe coinvolgere circa 52.000 nuclei familiari e 116.000 individui. Le domande presentate in Toscana sono 65.000: di queste ne sono state accolte circa 37.000 (di cui il 16% per la Pensione di cittadinanza), che coinvolgono 82.000 persone.

Sia per il Rdc che per il Rei, comunque, i beneficiari riescono difficilmente a uscire dalla condizione di povertà assoluta: su 100 beneficiari, solo 10 per il Rdc e 6 per il Rei.

La povertà ha una natura multidimensionale, e la carenza alimentare si conferma una delle più importanti forme di povertà.

Dalla ricerca effettuata ogni tre anni nelle scuole della Toscana (che coinvolge più di 12.000 ragazzi tra 11 e 17 anni) emerge un discreto livello di benessere relazionale e culturale, soprattutto tra i più piccoli. E questo sembra essere un valido supporto al contrasto della “povertà educativa” minorile.

Cresce la povertà tra i giovani adulti, prevalentemente uomini di origine straniera; ma cresce anche quella dei govani adulti italiani.

Sono stati rafforzati i servizi dedicati al contrasto della povertà, con l’assunzione di 70 nuovi assistenti sociali e un aumento di ore di quelli già in servizio.

Le reti composte da soggetti del Terzo Settore si integrano con l’operato dei servizi pubblici, dando vita a forme di collaborazione efficaci.

Gli interventi di inclusione previsti dal Piano Povertà ammontano a 11,5 milioni di euro.

Il percorso di impoverimento può iniziare con la perdita del lavoro, un divorzio, una malattia. Da quel momento la persona è chiamata ad adattarsi progressivamente a una condizione di marginalità sociale che cambia la sua quotidianità e implica un rimodellamento del suo modus vivendi.

Fondamentale costruire politiche preventive, e non successive agli eventi avversi. E coinvolgere direttamente nella ricerca le persone in condizione di indigenza, che possono aiutare per una migliore comprensione del fenomeno.