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Recidiva, fra gli affidati ai servizi sociali solo uno su 5 torna a delinquere

Pisa, martedì 29 marzo 2016 – Si chiama “recidiva” ed è la reiterazione di comportamenti criminali da parte di persone che hanno vissuto l’esperienza della detenzione e che, una volta rimessi in libertà, tornano a delinquere. In altri termini si tratta della cartina di tornasole sul funzionamento o meno del carcere e dell’esecuzione penale: se, infatti, una volta scontata la pena, il condannato ricomincia a commettere reati, ne consegue che il modo in cui sono state applicate le sensazioni è stato poco o nulla efficace.

Ecco perché, quindi, ci si aspetterebbe che il fenomeno fosse fra i più studiati e approfonditi in ambito carcerario, magari differenziandolo fra detenuti e coloro che, invece, possono scontare la  pena in esecuzione esterna tramite l’affidamento ai servizi sociali, ossia il percorso che seguiranno le persone che ospitate a “Misericordia Tua”, la struttura d’accoglienza della parrocchia di Sant’Andrea a Lama, a Calci. Così, invece, non è tanto che lo studio di riferimento per chi vuol mettere a confronto i casi di recidiva fra chi ha scontato interamente la pena in carcere e chi, invece, ha potuto accedere alle misure alternative continua ad essere quello del direttore dell’Osservatorio delle misure alternative del Ministero della Giustizia Fabrizio Leonardi (“Le misure alternative alla detenzione tra reinserimento sociale e abbattimento della recidiva”), pubblicato sul n.2/2007 della Rassegna penitenziaria e criminologica. Uno studio, dunque, ormai vecchio di quasi nove anni e che ha preso in considerazione tutti i detenuti per i quali la misura dell’affidamento in prova ai servizi sociali è stata archiviata nel 1998 per verificare se, fra quest’ultimo anno settembre 2005 hanno commesso ulteriori reati, confrontando poi il tasso di recidiva di quest’ultimi con quelle dei detenuti scarcerati a fine 1998.

carcere

Risultato: è assolutamente vero che il carcere e la pena detentiva, oggi, fatichino tantissimo ad assolvere alla loro funzione rieducativa se è vero dei 5.772 condannati scarcerati alla fine di quell’anno, quasi il settanta per cento (68,5%) ha subito una nuova condanna nei sette anni successivi. La percentuale, però, si riduce drasticamente con riferimento agli ex condannati che hanno scontato tutta o parte della pena in esecuzione esterna, affidati ai servizi sociali: degli 8.817 soggetti di nuovo in libertà dalla fine del ’98 e per i quali è stato possibile raccogliere informazioni negli archivi del casellario giudiziale, infatti, dono stati 1.677 coloro che sono tornati a macchiarsi di reati, appena uno su cinque (19%). Sicuramente incide lo strumento individuato, ossia l’affidamento esterno, ma non può essere taciuto il fatto che, come scrive lo stesso Leonardi, “che le persone ammesse alle misure alternative sono “selezionate” con un’attenzione all’affidabilità, una sorta di scrematura che, almeno in teoria, abbassa la possibilità che le stesse persone commettano nuovi reati”.