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“Dobbiamo chiedergli perdono”. Le scuse di Papa Francesco “a nome di certi poteri della Chiesa e qualche istituzione” letto ai funerali di fratel Arturo Paoli.

La cronaca di Flavia Barsotti per Il Tirreno Lucca .

L’ultimo riconoscimento a Fratel Arturo Paoli, è arrivato sull’altare della Cattedrale di Lucca, sotto gli occhi di migliaia di amici e fedeli. Un messaggio partito in sordina ed esploso in un applauso fragoroso. Nessuno si sarebbe aspettato che Don Celestino Tomasi, una volta raggiunto il leggio, si facesse portavoce di Papa Francesco. E invece, su quel piccolo bigliettino giallo scritto a mano, c’erano le sue parole di scuse. Quelle scuse «a nome di certi poteri, della Chiesa e di qualche istituzione» che Bergoglio aveva espresso durante i suoi viaggi in Bolivia, Ecuador e Paraguay e che Don Celestino aveva raccolto. Una richiesta di perdono «per le ingiustizie arrecate a Fratel Arturo Paoli e al popolo che serviva, al fine di farne memoria e non ripetere gli stessi sbagli». E, subito dopo, un ringraziamento diretto e sintetico, ma carico e forte «Grazie amico di tutti, cittadino del mondo e ora anche del cielo. Prega per Papa Francesco e per tutti noi che sapremo approfittare della tua testimonianza profetica». L’applauso della chiesa gremita, è nato spontaneo, commosso, unanime. C’era tutto lì dentro, in quelle mani che battevano e si accompagnavano l’un l’altra. C’era il coraggio di un uomo e la gratitudine di molti altri.

Lo avrebbe sicuramente immaginato in questo modo, Fratel Arturo Paoli il suo ultimo addio alla comunità: una festa, una riunione, un lungo spunto di riflessione celebrata a partire da quel passo del Vangelo di Matteo che lo stesso padre aveva in passato commentato. «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo». «Pensiamo al carattere esortativo e propositivo di Gesù ai suoi discepoli – ha detto il vescovo Italo Castellani durante l’omelia – quante volte Fratel Arturo Paoli ha fatto lo stesso con noi, ricordandoci di “essere sale”, “di fare la storia”». Una funzione durata oltre due ore, cullata, a intervalli, da musica, preghiere, canti, interventi, racconti e letture di passi scritti dallo stesso padre. Testimonianze di «una personalità levigata dalla vita», come lo ha definito il vescovo Castellani, ma anche «uomo di parola», proprio di quella parola che ha custodito, ascoltato, amato, annunciato e predicato con coraggio e fermezza. Una figura dalla spiritualità straordinaria, al servizio delle persone». Ha lasciato un segno, Fratel Arturo Paoli, seminando un po’ di sé nei cuori di ogni generazione. A salutarlo, infatti, nonostante i suoi 102 anni, non c’erano solo gli anziani, quelli che, in qualche modo, lo avevano conosciuto negli anni più intensi. Fra loro, spiccavano anche tanti, tantissimi ragazzi e bambini. «Sappiamo tutti quanto gli stessero a cuore i giovani – ha raccontato il vescovo – Soltanto due mesi fa mi chiese di farlo parlare con alcuni di loro per accompagnarli sulla via del Vangelo. I ragazzi di oggi, mi aveva detto, ne hanno davvero bisogno». Con loro, durante il funerale, anche cento preti. Qualcuno ha lasciato un ricordo pubblico, qualche altro si è abbandonato a un piccolo pensiero nell’intimità della propria mente. C’era la voglia di esserci, si percepiva. C’era il desiderio di accompagnarlo, quasi come per restituirgli, tutti insieme, quello che lui, da semplice ma grande uomo, aveva saputo dispensare qua e là. Lucca, in particolare, era presente e in prima fila, con tutte le sue istituzioni, vecchie e nuove: dal sindaco Alessandro Tambellini, all’ex sindaco di Capannori e attuale sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, al sindaco di Capannori, Luca Menesini, fino al sindaco di Porcari, Alberto Baccini, passando per quello di Pescaglia, Andrea Bonfanti. E ancora, l’ex consigliere regionale, Massimo Toschi; il consigliere regionale Stefano Baccelli; il sindaco di Castelnuovo, Andrea Tagliasacchi e alcuni rappresentanti della prefettura. E soprattutto, tanta, tanta gente comune. Quella che, in qualche modo, padre Paoli aveva accarezzato nel cammino di vita. Del resto, lui, cittadino del mondo e uomo dalle diverse esperienze culturali, aveva sempre portato la sua Lucca nel cuore. «Le sue radici e la nostra città, hanno avuto un valore fondamentale – ha detto anche il vescovo Castellani – tanto che, ogni volta che tornava, il Volto Santo era per lui l’amico a cui fare visita». Per restare vicino alla sua terra infatti, seguendo le disposizioni date e lette a conclusione della cerimonia, Fratel Arturo Paoli, sarà sepolto oggi nel cimitero di San Martino in Vignale.