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Dalla strada alla casa: quando l’housing first si fa in parrocchia

Pisa, 24 aprile 2021 (di Francesco Paletti – ToscanaOggi Vita Nova) Si sta costruendo pure il cavalletto, anche se c’è qualche dettaglio da completare: «Manca ancora qualcosa ma in settimana mi procuro il materiale e lo finisco: con il legno me la cavo ancora bene, in Romania l’ho lavorato per 13 anni». Intanto, però, Leonard ha ricominciato a disegnare: «Io un’artista? Mai stato – sorride -: ho fatto il falegname e il saldatore, ma ho sempre disegnato per rilassarmi e riflettere. Qui sono più sereno e ho ricominciato». A 61 anni, è ripartito: quel mondo che lo aveva inghiottito, lo ha lasciato al binario 14 della stazione centrale un paio d’anni fa. Da allora vive al Cep, in uno dei sei monolocali nella casa canonica della chiesa di San Ranieri, a fianco della Cittadella della Solidarietà della Caritas, che l’unità pastorale “In Cammino” (composta dalle parrocchie di Cep, Barbaricina e Sacro Cuore) ha messo a disposizione di “Housing First”. Dalla strada direttamente alla casa: è così che funziona questo particolare approccio a sostegno delle persone senza dimora, promosso dalla Società della Salute della Zona Pisana e gestito dalla Cooperativa sociale “Il Simbolo” che ha trovato sponda e collaborazione principalmente nelle parrocchie pisane che hanno messo a disposizione ben sei dei sette appartamenti gestiti dal progetto. A fare da apripista è stata proprio la parrocchia del Cep: “E’ uno dei modi che abbiamo scelto per attualizzare vocazione che è parte della storia di questa della nostra comunità – spiega il parroco don Claudio Bullo – che è sempre  stata una porta aperta nei confronti di chi fa più fatica, grazie alla straordinaria opera dei salesiani e in particolare di don Gastone Baldan». Poco più di un mese fa ne ha seguito l’esempio la parrocchia di Ghezzano che, attraverso l’associazione “Amici della Strada” ha messo a disposizione di “Housing First” la “casa del campanile”, ossia due camere, una sala con annessa cucina e un bagno ricavato nella canonica della chiesa di San Giovanni Battista «L’accoglienza è parte del dna della nostra comunità da ben prima del mio arrivo  – sottolinea il parroco don Alessio Lenzarini -: da molti anni ormai ospitiamo l’associazione “Amici della Strada” che utilizza i nostri locali per preparare i pasti che distribuisce in strada. E’ un rapporto che nel tempo è divenuta stima e amicizia reciproca: per cui quando ci hanno chiesto la disponibilità di un alloggio, proprio non abbiamo dubbi a mettere a disposizione la casa. La garanzia sulla bontà dell’iniziativa per noi sta nella loro passione, esperienza e anche competenza».

Alla chiesa pisana arriva anche la gratitudine della presidente della SdS Pisana Gianna Gambaccini «per avere intuito da subito il potenziale innovativo di questo approccio e averci sostenuto fin dall’inizio – dice -:si può partire da tante cose per promuovere percorsi di autentica inclusione sociale ma senza una casa tanti sforzi rischiano di essere vani, dunque cominciare proprio ridando un tetto a persone che lo avevano perso è il modo migliore per aiutarle a rimettersi in piedi»

Al Cep Leonard ha ricominciato a disegnare. Sergino, invece, a 69 anni ha scoperto di avere il pollice verde: «Lo vedi quello? E’ un peperoncino e l’altra è una stella di Natale – dice indicando le piante che colorano il suo appartamento -: mi occupo di loro e in tv guardo soprattutto documentari naturalistici perché gli animali mi piacciono, a volte più delle persone. Uscire? Solo per comprarmi le sigarette: buffo, vero, per uno come me che è vissuto fuori quasi tutta la vita, visto che a 20 anni mi sono ritrovato per strada?». La penultima residenza era proprio al Cep, in un sottoscala: «Ci avevo messo pure la brandina, ma ero davvero messo male – sorride -: avevo la pelle che era carta vetrata e gli occhi gialli per via dell’alcol e delle altre schifezze che prendevo. Qua mi sono ripulito: adesso mi manca solo di tornare a fare qualche lavoretto perché, anche se ho la mia età, me la cavo ancora bene: ha visto l’imbiancatura e il corrimano sulle scale? Le ho fatte io».

Ad “Housing First”, nonostante la pandemia, hanno ricominciato a scommettere sul futuro. Lo ha fatto pure Rocco, 60 anni, che, insieme all’inseparabile Nerone, il cane che lo accompagna ovunque, ha abitato per anni, in quel lembo di città che va da Piazza del Duomo al Convento di San Torpè: «Prima di venire qui? Dormivo in via Cardinale Maffi, proprio di fronte alla tabaccheria». Per lui la preoccupazione principale oggi si chiama Reddito di Cittadinanza: «Me lo hanno sospeso perché mi hanno spiegato che ho un problema con la residenza, stia a vedere che mi tocca tornare a dormire in Borgo». Ad “Housing First”, infatti, c’è anche un sia pur modico canone di locazione e le utenze da pagare ed è con quello che Rocco provvede alle sue spese. Gianluca Ambrosino, Elisa Mennucci, Gilda Camillucci e Ilaria Signorini, gli operatori del progetto “Housing First” si occuperanno anche di questo.