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“Abbiamo bisogno di aprire gli occhi su realtà che non siamo in grado di vedere”: l’intervista de La Nazione di Pisa a don Emanuele Morelli

Pisa, 2 maggio 2016 – “Abbiamo bisogno di aprire gli occhi su realtà che non siamo in grado di vedere ma anche che, a volte, si nascondono. Talvolta mancano gli strumenti per scoprirle”. Così il direttore della Caritas diocesana di Pisa, don Emanuele Morelli, ricorda alla città una necessità forse ormai dimenticata. Le parole di don Morelli, intervistato da La Nazione di Pisa, sono rivolte in particolar modo alla condizione dei minori sempre più coinvolti e straziati dalla povertà.
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UNA VITA dimenticata, quella della piccola Samantha. E perché non diventi una morte dimenticata, la sua, si chiede da più parti di organizzare iniziative pubbliche e sentite per questa bimba stretta in un tugurio e in un mare di indifferenza. A partire dal suo funerale, la data non è ancora stata stabilita, che potrebbe essere celebrato in Cattedrale a Pisa, così come accadde nove anni fa, a Livorno in quel caso, quando morirono bruciati nella capanna dove abitavano quattro bambini rom. «Sarebbe un segnale importante per dire alla città che abbiamo bisogno di aprire gli occhi su realtà che non siamo in grado di vedere ma anche che, a volte, si nascondono. Talvolta, mancano gli strumenti per scoprirle», spiega il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli.Come lei, purtroppo, nella nostra provincia sono tanti i piccini il cui futuro è a rischio?«I minorenni seguiti dalla “Cittadella” della solidarietà nel 2015 in tutto sono stati 402, pari al 38°%0 del totale: un dato in lieve crescita se è vero che nei primi quindici mesi di attività la stessa incidenza si era fermata al 33%».

Che cosa significa?

«E’ preoccupante perché in valore assoluto il dato segna un aumento del 20% visto che si è passati dai 334 under 18 di giugno 2015 ai 402 di fine anno. La povertà alimentare spesso è il sintomo di una povertà più ampia ed è legata a povertà di tipo relazionale e di opportunità».

Conseguenze?

«Il pericolo è che i bambini, come giusto che sia, coltivino sogni e speranze di vita che poi, però, non hanno l’opportunità di realizzare. Io stesso sono figlio di operai, ma mi sono potuto laureare. Se togliamo il futuro ai ragazzi, avremo un impoverimento di tutti».Per ricordare Samantha, alcuni hanno proposto di organizzare iniziative in sua memoria.«Auspico che non ci se ne dimentichi, le modalità per tenere vivo il ricordo, però, devono essere decise tutti insieme. Come Caritas condividiamo e condivideremo percorsi con la società civile. Sarà la giustizia a individuare la responsabilità materiale, resta la colpa della società in generale, ma si tratta solo di parole se non si fa prevenzione concreta».

antonia casini

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